lunedì 14 gennaio 2008

Prato e la Sacra Cintola

La Sacra Cintola, chiamata anche Sacro Cingolo, è considerata la cintura della Madonna ed è la reliquia più preziosa di Prato, fulcro della religiosità cittadina. È custodita nell'omonima cappella del Duomo della città.

Il vescovo di Prato (Gastone Simoni) ostende la Sacra Cintola dal pulpito del Duomo
Il vescovo di Prato (Gastone Simoni) ostende la Sacra Cintola dal pulpito del Duomo
La Cappella del Sacro Cingolo nel Duomo
La Cappella del Sacro Cingolo nel Duomo

Attraverso il suo culto, ha contribuito alla crescita economica e demografica della città. Si tratta di una cintura di lana di color verde, ricamata con alcuni fili d'oro, che la tradizione vuole che appartenesse alla Vergine Maria, che la diede a San Tommaso come prova della sua Assunzione in cielo.

La reliquia sarebbe stata portata a Prato dal mercante pratese Michele Dagomari nel 1141, di ritorno da un viaggio a Gerusalemme, che la ricevette in dote da una giovane che aveva sposato in quella città. Il Dagomari custodì gelosamente la cintura in casa sua fino alla fine della sua vita. Prima di morire, la donò al preposto della Pieve di S. Stefano (l'attuale Duomo, dove viene conservata ancora oggi). Inizialmente conservata nell'altare maggiore, a seguito di un tentativo di furto da parte di un pistoiese, venne espropriata dal comune e dalla cittadinanza al controllo ecclesiastico diretto (attualmente solo una delle tre chiavi che la custodiscono è del vescovo) e posta all'ingresso della chiesa.

Successivamente venne costruita una cappella apposita sul fianco sinistro della chiesa, all'altezza della facciata. Più in generale, l'intera Cattedrale subì per questo parecchi rifacimenti fino al XV secolo.

La reliquia è ancora oggi conservata in questa cappella, affrescata interamente da Agnolo Gaddi con le Storia di Maria Vergine e della Cintola stessa. Sopra l'altare settecentesco dove viene conservata la reliquia è collocata la piccola ed elegante statua della Madonna col Bambino, opera di Giovanni Pisano (1301).

Oggigiorno, essa viene mostrata pubblicamente (Ostensione) cinque volte all'anno, cioè per Natale, Pasqua, il primo maggio (Festa dei lavoratori), il 15 agosto (Assunzione di Maria), e in particolar modo l'8 settembre (Natività di Maria). L'Ostensione viene fatta alla folla radunata nella piazza del Duomo dal pulpito esterno, costruito su progetto di Michelozzo e decorato da Donatello.

Il furto della reliquia

Il segno della mano di Musciattino
Il segno della mano di Musciattino

La leggenda narra che il canonico pistoiese Musciattino abbia tentato di impadronirsi della reliquia della Cintola, per portarla nella propria città. Quando però uscì da Prato, si perse nella nebbia che avvolgeva la campagna circostante e, senza rendersene conto, tornò al punto di partenza. Credendo di essere giunto a Pistoia, gridò alle porte della città: "Aprite, aprite Pistoiesi: ho la Cintola de' Pratesi!".

Il ladro venne così catturato, condannato al taglio della mano destra, e successivamente al rogo. Si narra inoltre che, dopo che in piazza del Duomo gli fu mozzata la mano, la folla inferocita abbia scagliato l'arto tagliato verso la chiesa, cosicché esso abbia lasciato su una pietra una macchia di sangue a forma di mano. Tale segno è visibile ancora oggi (con tutta probabilità si tratta di una venatura rossa del marmo) sulla pietra dell'angolo in alto a sinistra della seconda porta (quella più vicina al campanile) del fianco destro della Cattedrale.


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Nessun commento: