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giovedì 14 febbraio 2008

Le analisi sulla Sindone potrebbero essere sbagliate




Intervista a Emanuela Marinelli, autrice di vari libri sulla Sindone

di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 7 febbraio 2008 (ZENIT.org).- La Sindone torna a far parlare di sé. Il mistero dell’uomo impresso sul telo continua a far discutere gli scienziati.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Christopher Bronk Ramsey, Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, uno dei tre laboratori, con Tucson e Zurigo, che datarono la Sindone nel 1988.

Il dottor Ramsey, in una intervista registrata dalla BBC che sarà trasmessa in Gran Bretagna il prossimo 22 marzo, ha ammesso che le rilevazioni fatte allora sulla Sindone, secondo le quali avrebbe avuto origine nel Medioevo, “potrebbero essere messe in discussione”.

A rivelare le dichiarazioni di Christopher Bronk Ramsey, è stato monsignor Giuseppe Ghiberti, Presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino, durante una conferenza svoltasi a Novara e ripresa in prima pagina dal quotidiano “La Stampa” (26 gennaio 2008).

Secondo nuove scoperte, la tecnologia meno raffinata di vent’anni fa non sarebbe stata in grado di distinguere il carbonio originale del telo da quello acquisito dall’inquinamento ambientale.

Per capire in che modo queste dichiarazioni potrebbero gettare nuova luce sull’origine della Sindone, ZENIT ha intervistato Emanuela Marinelli, docente di Scienze Naturali e Geologiche, autrice di vari libri sulla Sindone e animatrice, insieme al fratello Maurizio Marinelli, del sito internet www.sindone.info.

Che cosa c’è di nuovo? Qual è la notizia?

Marinelli: Il 21 gennaio la Sindone è stata trasferita nella sacrestia nuova del Duomo di Torino per consentire un controllo della teca ad alta tecnologia in cui è conservata. In questa occasione i tecnici della società novarese Hal 9000 hanno effettuato riprese video e 1.650 fotografie che permetteranno la realizzazione di un’immagine ad altissima risoluzione, utile anche per studi scientifici. Il primo risultato è visibile su una parete del Duomo di Novara a partire dal 6 febbraio e fino al 30 marzo: un ingrandimento della Sindone di 21 per 9 metri, elemento centrale del progetto “Passio 2008” che animerà, con oltre cento appuntamenti, la Quaresima della Diocesi di Novara su iniziativa dell’Associazione Culturale «La nuova Regaldi». La gigantografia della Sindone verrà successivamente inviata a Sidney per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Intorno alla reliquia ha pure lavorato una troupe della BBC che sta realizzando un film del regista David Rolfe. Il documentario andrà in onda in Gran Bretagna il 22 marzo, Sabato Santo.

Monsignor Giuseppe Ghiberti, Presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino, intervenuto a Novara in un convegno dell’associazione culturale «La nuova Regaldi», ha anticipato i contenuti dell’intervista a Christopher Bronk Ramsey, archeologo, Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, che apparirà nel film della BBC. Monsignor Ghiberti ha riferito, in particolare, le importanti dichiarazioni che il dottor Ramsey avrebbe fatto in relazione alla datazione del 1988 che collocò l’origine della Sindone nel Medioevo: “è possibile che ci sia stato un errore”. Dunque quei risultati potrebbero essere messi in discussione dall’evoluzione tecnologica che ha reso nel frattempo più raffinata l’osservazione del carbonio 14.

Le dichiarazioni alla BBC del Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford riaprono il dibattito sulla datazione della Sindone?

Marinelli: Il dibattito in realtà non si è mai chiuso, ma adesso la novità proviene da un autorevole esponente del fronte dei cosiddetti “carbonisti”, coloro che effettuano le datazioni e in genere difendono i loro risultati, tranne nei casi clamorosi di età assurde per il reperto esaminato, errori che di solito vengono spiegati dagli analisti stessi. Per la Sindone però non vollero sentire ragioni.

Ora il dottor Ramsey, pur precisando in un comunicato fatto pervenire a L’ItaloEuropeo il 31 gennaio che personalmente non ritiene che i nuovi studi possano mettere in discussione l’accuratezza della datazione radiocarbonica effettuata, è disposto a considerare con mente aperta tutte le proposte serie che spieghino perché quella datazione potrebbe non essere corretta e a condurre ulteriori esperimenti per verificare tali ipotesi. È una considerevole apertura.

Quanti e quali sindonologi aveva messo in dubbio l’analisi fatta sul lino della Sindone? E quali erano le loro argomentazioni?

Marinelli: Tutti i sindonologi del mondo, e sono centinaia, avevano contestato quel verdetto assurdo. Solo chi aveva condotto le analisi si ostinava a difenderlo, ovviamente insieme ai negatori dell’autenticità, gente che ha per la Sindone un rifiuto aprioristico, per partito preso.

Fra i sindonologi ci sono molti scienziati, anche non cattolici, che avevano giudicato l’angolo del prelievo non rappresentativo dell’intero lenzuolo per le manipolazioni subite, oltre a tutte le altre vicissitudini attraversate dalla reliquia.

Fra le varie ricerche condotte in merito spicca quella del chimico Raymond Rogers che ha dimostrato come quell’angolo sia stato addirittura rammendato. I suoi risultati sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Thermochimica Acta, Vol. 425, 2005.

Quali sono le ragioni che la convincono circa l’autenticità della Sindone?

Marinelli: Tutte le ricerche confermano che quel lenzuolo proviene dalla Palestina dell’epoca di Cristo ed ha avvolto il cadavere di un crocifisso che può essere solo Gesù. Per approfondire tutte le ragioni dell’autenticità consiglio di visitare il sito www.sindone.info.

Cosa accadrà adesso, si rifaranno le analisi?

Marinelli: Il dottor Ramsey è già all’opera per verificare la nuova ipotesi che tiene conto delle condizioni in cui è stata conservata la reliquia. Il risultato sarà annunciato nel documentario della BBC. Per il momento non ha specificato se sta lavorando su un campione della Sindone o su altro materiale. Monsignor Ghiberti dal canto suo il 31 gennaio ha precisato: “Non sono a conoscenza di altri esami e a me non risulta che vi siano in giro campioni di materiale sindonico”. Però i tre laboratori che datarono la Sindone potrebbero non aver usato tutto il materiale che fu loro affidato: David Sox, che fu presente durante il test del 1988 condotto a Zurigo, scrisse nel suo libro “The Shroud unmasked” che in quel laboratorio il campione fu diviso in due e una metà fu conservata per eventuali ulteriori esami.

Cosa occorre ancora per dichiarare la Sindone autentica?

Marinelli: Nulla. Abbiamo già un’impressionante mole di dati a favore dell’autenticità. Ne cito uno per tutti: la Sindone ha una speciale tipologia della cimosa e una particolare cucitura che hanno trovato riscontro solo in tessuti rinvenuti a Masada, la località della Palestina che cadde nelle mani dei Romani nel 74 d.C. e non fu più abitata. Queste stoffe sicuramente giudaiche e sicuramente dell’epoca di Cristo sono riemerse dalla polvere della storia solo pochi anni fa, durante una campagna di scavi archeologici. Quale falsario medievale poteva essere a conoscenza delle manifatture giudaiche del primo secolo? Di che nuovi esami abbiamo bisogno? Per l’autenticità non serve altro. Se ulteriori analisi ci saranno, ben vengano, ma saranno solo conferme di quanto già sappiamo. L’unico mistero che rimane è l’origine dell’immagine: quel cadavere ha impresso nel lenzuolo il suo negativo come con una radiazione. È la luce di cui abbiamo bisogno per capire che non serve altro.

Fonte: Zenit, 7.2.2008

Sindone, datazione da rivedere




Uno degli scienziati coinvolti negli esperimenti per determinare, sulla base del test al radiocarbonio, la datazione della Sindone, il telo conservato a Torino che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro, rimette in discussione il clamoroso risultato del 1988. Quello dal quale risulterebbe che la Sindone è un manufatto dell’epoca medioevale. Il suo nome è Christopher Bronk Ramsey. Le sue parole sono state un po’ enfatizzate (non ha mai detto, in realtà, di ritenere falso il risultato dell’esame al radiocarbonio): quello che è certo è che Ramsey, oggi direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, ha sostenuto in una intervista alla BBC – sarà trasmessa il Sabato Santo – che i risultati delle rilevazioni del 1988 potrebbero essere messi in discussione dall’evoluzione tecnologica che ha reso nel frattempo più raffinata l’osservazione del carbonio 14. Vale la pena di ricordare, en passant, qualche errore commesso proprio dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, i tre che hanno esaminato il campione di tessuto sindonico. Oxford ha datato alcuni dipinti su pietra sudafricani come risalenti a 1200 anni fa, mentre erano stati eseguiti appena undici anni prima del test. Il laboratorio di Tucson ha datato al 2006 d.C. un corno di mucca di epoca vichinga, cioè risalente a un periodo compreso tra il VII e il X secolo. Mentre il direttore del laboratorio di Zurigo ha ottenuto interessanti risultati con una tovaglia di lino di sua suocera: il tessuto, non più vecchio di mezzo secolo era risultato avere, secondo la datazione al carbonio, 350 anni. Trattandosi, nel caso della Sindone, di un telo antico che ha viaggiato, è stato esposto alla venerazione dei fedeli e al fumo della candele, ha subito un incendio e gli è colato attraverso dell’argento fuso, è ben possibile che qualcuno di questi elementi (o tutti insieme) abbiano contribuito a falsare il risultato. Da sempre contestato, quella datazione medioevale contrasta con una serie di altre evidenze – dalla presenza di pollini provenienti dalla Palestina alla fattura del telo fino all’inspiegabilità del modo in cui la misteriosa immagine è rimasta impressa – che fanno invece propendere per una datazione molto più antica, risalente al I secolo. La fede cristiana non dipende certo dall’autenticità della Sindone. Ma i dubbi di Ramsey fanno capire l’utilità di ulteriori esami. Un sito utile da visitare è quello del Collegamento pro Sindone.

Fonte: Blog Sacri Palazzi di Andrea Tornielli

Sindone Ramsey infuriato con La Stampa

Per dovere di cronaca riportiamo la controparte critica del CICAP e di alcuni suoi affiliati che si dicono discordi sulle ultime valutazioni effettuate. Pur non trovandoci in linea con questi Signori riteniamo comunque necessario concedere spazio alla Loro visione.

B.E.
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La Stampa di sabato 26 gennaio annunciava la rivelazione shock di Christopher Bronk Ramsey, direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford: i risultati della datazione al Carbonio 14 sono probabilmente sbagliati; ci sono stati problemi nel corso dell'esame effettuato nel 1988. (vedi l'articolo qui)

Ma il quotidiano torinese non riporta le parole precise di Ramsey: ad anticipare i contenuti di un'intervista al direttore inglese è infatti monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino.

I sindonologi reagiscono con entusiarmo. Emanuela Marinelli, intervistata al TG5, conferma che i dubbi ci sono sempre stati. Domenica 27 gennaio Pierluigi Baima Bollone rilascia una lunga intervista con lo stesso tono trionfalistico. Ma nessuno pensa di contattare Christopher Bronk Ramsey per una conferma o una smentita.

Nessuno, tranne Antonio Lombatti. In mezza giornata riceve una risposta infuriata da parte di Ramsey: "Considero quell'articolo (de La Stampa) molto irresponsabile, e intendo richiedere la sua rimozione dal sito web e la pubblicazione di una smentita. Quanto affermato non rappresenta minimamente quanto io penso e nonostante ciò il mio nome viene utilizzato a garanzia delle affermazioni riportate - cosa che il giornalista avrebbe dovuto verificare prima di pubblicare il pezzo. ... Considero altamente improbabile che la radiodatazione eseguita nel 1988 sia in qualche modo scorretta". Qui la smentita sul blog di Antonio Lombatti