giovedì 14 febbraio 2008

Le analisi sulla Sindone potrebbero essere sbagliate




Intervista a Emanuela Marinelli, autrice di vari libri sulla Sindone

di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 7 febbraio 2008 (ZENIT.org).- La Sindone torna a far parlare di sé. Il mistero dell’uomo impresso sul telo continua a far discutere gli scienziati.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Christopher Bronk Ramsey, Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, uno dei tre laboratori, con Tucson e Zurigo, che datarono la Sindone nel 1988.

Il dottor Ramsey, in una intervista registrata dalla BBC che sarà trasmessa in Gran Bretagna il prossimo 22 marzo, ha ammesso che le rilevazioni fatte allora sulla Sindone, secondo le quali avrebbe avuto origine nel Medioevo, “potrebbero essere messe in discussione”.

A rivelare le dichiarazioni di Christopher Bronk Ramsey, è stato monsignor Giuseppe Ghiberti, Presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino, durante una conferenza svoltasi a Novara e ripresa in prima pagina dal quotidiano “La Stampa” (26 gennaio 2008).

Secondo nuove scoperte, la tecnologia meno raffinata di vent’anni fa non sarebbe stata in grado di distinguere il carbonio originale del telo da quello acquisito dall’inquinamento ambientale.

Per capire in che modo queste dichiarazioni potrebbero gettare nuova luce sull’origine della Sindone, ZENIT ha intervistato Emanuela Marinelli, docente di Scienze Naturali e Geologiche, autrice di vari libri sulla Sindone e animatrice, insieme al fratello Maurizio Marinelli, del sito internet www.sindone.info.

Che cosa c’è di nuovo? Qual è la notizia?

Marinelli: Il 21 gennaio la Sindone è stata trasferita nella sacrestia nuova del Duomo di Torino per consentire un controllo della teca ad alta tecnologia in cui è conservata. In questa occasione i tecnici della società novarese Hal 9000 hanno effettuato riprese video e 1.650 fotografie che permetteranno la realizzazione di un’immagine ad altissima risoluzione, utile anche per studi scientifici. Il primo risultato è visibile su una parete del Duomo di Novara a partire dal 6 febbraio e fino al 30 marzo: un ingrandimento della Sindone di 21 per 9 metri, elemento centrale del progetto “Passio 2008” che animerà, con oltre cento appuntamenti, la Quaresima della Diocesi di Novara su iniziativa dell’Associazione Culturale «La nuova Regaldi». La gigantografia della Sindone verrà successivamente inviata a Sidney per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Intorno alla reliquia ha pure lavorato una troupe della BBC che sta realizzando un film del regista David Rolfe. Il documentario andrà in onda in Gran Bretagna il 22 marzo, Sabato Santo.

Monsignor Giuseppe Ghiberti, Presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino, intervenuto a Novara in un convegno dell’associazione culturale «La nuova Regaldi», ha anticipato i contenuti dell’intervista a Christopher Bronk Ramsey, archeologo, Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, che apparirà nel film della BBC. Monsignor Ghiberti ha riferito, in particolare, le importanti dichiarazioni che il dottor Ramsey avrebbe fatto in relazione alla datazione del 1988 che collocò l’origine della Sindone nel Medioevo: “è possibile che ci sia stato un errore”. Dunque quei risultati potrebbero essere messi in discussione dall’evoluzione tecnologica che ha reso nel frattempo più raffinata l’osservazione del carbonio 14.

Le dichiarazioni alla BBC del Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford riaprono il dibattito sulla datazione della Sindone?

Marinelli: Il dibattito in realtà non si è mai chiuso, ma adesso la novità proviene da un autorevole esponente del fronte dei cosiddetti “carbonisti”, coloro che effettuano le datazioni e in genere difendono i loro risultati, tranne nei casi clamorosi di età assurde per il reperto esaminato, errori che di solito vengono spiegati dagli analisti stessi. Per la Sindone però non vollero sentire ragioni.

Ora il dottor Ramsey, pur precisando in un comunicato fatto pervenire a L’ItaloEuropeo il 31 gennaio che personalmente non ritiene che i nuovi studi possano mettere in discussione l’accuratezza della datazione radiocarbonica effettuata, è disposto a considerare con mente aperta tutte le proposte serie che spieghino perché quella datazione potrebbe non essere corretta e a condurre ulteriori esperimenti per verificare tali ipotesi. È una considerevole apertura.

Quanti e quali sindonologi aveva messo in dubbio l’analisi fatta sul lino della Sindone? E quali erano le loro argomentazioni?

Marinelli: Tutti i sindonologi del mondo, e sono centinaia, avevano contestato quel verdetto assurdo. Solo chi aveva condotto le analisi si ostinava a difenderlo, ovviamente insieme ai negatori dell’autenticità, gente che ha per la Sindone un rifiuto aprioristico, per partito preso.

Fra i sindonologi ci sono molti scienziati, anche non cattolici, che avevano giudicato l’angolo del prelievo non rappresentativo dell’intero lenzuolo per le manipolazioni subite, oltre a tutte le altre vicissitudini attraversate dalla reliquia.

Fra le varie ricerche condotte in merito spicca quella del chimico Raymond Rogers che ha dimostrato come quell’angolo sia stato addirittura rammendato. I suoi risultati sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Thermochimica Acta, Vol. 425, 2005.

Quali sono le ragioni che la convincono circa l’autenticità della Sindone?

Marinelli: Tutte le ricerche confermano che quel lenzuolo proviene dalla Palestina dell’epoca di Cristo ed ha avvolto il cadavere di un crocifisso che può essere solo Gesù. Per approfondire tutte le ragioni dell’autenticità consiglio di visitare il sito www.sindone.info.

Cosa accadrà adesso, si rifaranno le analisi?

Marinelli: Il dottor Ramsey è già all’opera per verificare la nuova ipotesi che tiene conto delle condizioni in cui è stata conservata la reliquia. Il risultato sarà annunciato nel documentario della BBC. Per il momento non ha specificato se sta lavorando su un campione della Sindone o su altro materiale. Monsignor Ghiberti dal canto suo il 31 gennaio ha precisato: “Non sono a conoscenza di altri esami e a me non risulta che vi siano in giro campioni di materiale sindonico”. Però i tre laboratori che datarono la Sindone potrebbero non aver usato tutto il materiale che fu loro affidato: David Sox, che fu presente durante il test del 1988 condotto a Zurigo, scrisse nel suo libro “The Shroud unmasked” che in quel laboratorio il campione fu diviso in due e una metà fu conservata per eventuali ulteriori esami.

Cosa occorre ancora per dichiarare la Sindone autentica?

Marinelli: Nulla. Abbiamo già un’impressionante mole di dati a favore dell’autenticità. Ne cito uno per tutti: la Sindone ha una speciale tipologia della cimosa e una particolare cucitura che hanno trovato riscontro solo in tessuti rinvenuti a Masada, la località della Palestina che cadde nelle mani dei Romani nel 74 d.C. e non fu più abitata. Queste stoffe sicuramente giudaiche e sicuramente dell’epoca di Cristo sono riemerse dalla polvere della storia solo pochi anni fa, durante una campagna di scavi archeologici. Quale falsario medievale poteva essere a conoscenza delle manifatture giudaiche del primo secolo? Di che nuovi esami abbiamo bisogno? Per l’autenticità non serve altro. Se ulteriori analisi ci saranno, ben vengano, ma saranno solo conferme di quanto già sappiamo. L’unico mistero che rimane è l’origine dell’immagine: quel cadavere ha impresso nel lenzuolo il suo negativo come con una radiazione. È la luce di cui abbiamo bisogno per capire che non serve altro.

Fonte: Zenit, 7.2.2008

Nuove analisi sulla Sindone




Intervista a Gianfranco Berbenni, esperto in teologia e scienza

Di Paolo Centofanti

ROMA, martedì, 5 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Nei giorni scorsi sono state pubblicate alcune notizie su una intervista della BBC al dr. Christopher Bronk Ramsey, Direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, che avrebbero ulteriormente smentito i risultati delle analisi al radiocarbonio 14 effettuate proprio in quei laboratori nel 1988 e che facevano risalire la Sindone al Medioevo.

A quanto pare, si tratterebbe di indiscrezioni, trapelate da un colloquio privato, perché, stando a quanto rivelato in un comunicato della Oxford University, Ramsey avrebbe dichiarato solo l’opportunità di effettuare altre analisi, utilizzando le nuove tecnologie. Come stiano le cose, si saprà forse solo alla vigilia di Pasqua, quando la BBC manderà in onda l’intervista.

Nello stesso periodo, la Sacra Sindone è stata estratta dalla teca in cui è conservata da alcuni anni, per verificarne lo stato di conservazione, e ne è stata realizzata una gigantografia di 7 metri per 21, che verrà esposta all’esterno del Duomo di Novara, e poi durante la Giornata Mondiale della Gioventù, a Sidney, alla presenza anche del Pontefice.

Per avere un commento e una analisi in proposito, ZENIT ha intervistato padre Gianfranco Berbenni, Ofm Cap., docente del Corso "La Scienza e la Teologia di fronte alla Sindone", all'interno del Master in Scienza e Fede dell'Ateneo Pontificio “Regina Apostolurum”, nell'ambito del Progetto STOQ (Science, Theology and the Ontological Quest).

Come vede le eventuali novità relative alla Sindone e a possibili ulteriori smentite delle analisi al radiocarbonio 14 del 1988?

Padre Berbenni: Al di là delle indiscrezioni, penso che si apra una nuova epoca di indagini sulla Sindone, ormai sono trascorsi vent'anni da quel tipo di studi scientifici.

Il dr. Ramsey faceva parte del team di analisi del 1988?

Padre Berbenni: Lavorava nel laboratorio in cui furono realizzate le analisi. Diciamo che è la nuova generazione di scienziati che si sta affacciando alle indagini sulla Sindone. Molti della vecchia generazione ci hanno lasciato, anche fisicamente, e questa nuova generazione giustamente attua una ripresa delle indagini, dato anche l'affinamento delle metodiche e delle strumentazioni per le datazioni archeologiche intercorse.

Qualcuno ha parlato anche di una sorta di complotto, come se il milione di dollari messo in palio per chi verificasse la non autenticità della Sindone, avesse spinto gli scienziati, non diciamo a falsare, ma quanto forse a indirizzare i risultati finali

Diciamo che forse questo fa parte un po' del genere “gossip scientifico”. Alle voci non si deve dare molto credito quando non si hanno prove serie. Il problema forse è che ambedue i fronti, quello favorevole alla Sindone e quello contrario, erano abbastanza in conflitto tra loro, e forse ambedue mettevano in campo il meglio per quel periodo. Ambedue probabilmente hanno bisogno di revisione storica di quegli eventi, senza però, penso, entrare in ipotesi di quel tipo.

Prendendo spunto proprio da questa sua affermazione sul diffuso “gossip scientifico”, come valuta la comunicazione e l'informazione che di solito si fa sulla Sindone e in che misura, secondo lei, a volte viene utilizzata per spettacolarizzare l'informazione?

Padre Berbenni: Uno dei punti deboli, recentemente preso in esame anche dal Centro Internazionale di Torino, è proprio il controllo della qualità dell'informazione relativa alla Sindone. Per cui un buon ufficio stampa è fondamentale per dare ai giornalisti materiali di buona affidabilità. E' quindi più un compito di organizzazione della comunicazione, che un lamento su eventuali effetti sgradevoli, o informative incomplete; a quel punto se sono incomplete divengono più facilmente manipolabili.

Quindi la manipolazione dell'informazione può essere anche involontaria?

Padre Berbenni: Sulla volontarietà vi sono molti indizi, però al di là degli indizi non ci sono prove.

Cosa pensa della gigantografia che è stata realizzata della Sindone, e che verrà esposta prima a Verona e poi alla GMG a Sidney? C'è secondo lei il rischio che sia un modo di banalizzare un po' la Sindone, oppure no?

Padre Berbenni: L'essenziale è che questa iniziativa della gigantografia mantenga un po' quella signorilità della comunicazione, che la Sindone ha sempre creato attorno a sé. Per cui va bene l'iniziativa, l'essenziale è che un certo tono molto “sindonico”, tra virgolette, sia sempre garantito.

C'è qualche novità recente relativa agli studi sulla Sindone?

Padre Berbenni: Al di là dell'intervento di controllo sullo stato della Sindone in questi giorni, credo che la Chiesa non abbia intenzione di accelerare, almeno attualmente, nuove indagini. L'essenziale è la conservazione ottimale del reperto, cosa che dopo dieci anni circa dalla collocazione nella nuova splendida teca, è stata verificata.

Ci sono a volte nella comunicazione, nell'informazione, o anche nel modo in cui viene capita dalla maggior parte della popolazione, dei fraintendimenti sul significato teologico della Sindone?

Padre Berbenni: Purtroppo questo è uno dei settori più deboli attualmente, nella percezione popolare, nella percezione sociale su questo documento. Anche per la conflittualità che a volte lo contraddistingue. E' un documento splendido, ma al centro sempre di fieri scontri, anche di natura culturale, e a volte anche di posizioni teologiche.

Può parlarci delle teorie di scienziati o chimici sul modo in cui si sarebbe formata l'immagine della Sindone?

Padre Berbenni: Sostanzialmente ci sono due grandi scuole, il nostro Centro di Roma, che propende per una formazione fisico-chimica normale, e la maggioranza, almeno attuale, delle posizioni scientifiche, che vede formazioni con ipotesi che vanno dal misterioso, perché non hanno ancora basi dimostrate, all'esoterico.

Le ricerche sulla formazione dell'immagine sono molto legate alla qualità delle ricerche dello STURP, dal 1976 al 1988, ma con alcuni condizionamenti anche di partenza.

L'importante è che proseguano le indagini senza eccessi di posizioni, di “fantasia scientifica”, ma con libertà di indagine.

Quanto a noi, suggeriremmo di tornare ad ipotesi molto più semplici, “normali”, dato che abbiamo anche disponibile ormai la foto ad alta definizione del retro della Sindone, che generalmente, fino al 2002, non era analizzabile se non in alcune piccole parti; parlando un po' degli aspetti tecnici della formazione dell'immagine. La foto del retro completa è disponibile dal 2002, dall'estate in cui vennero realizzati interventi di restauro davvero eccellenti.

Una conclusione ideale di questa intervista?

Padre Berbenni: Sulla Sindone penso che sarebbe opportuno considerare sempre il grande valore, la centralità che questo documento ha per la cultura, per la scienza, e speriamo innanzitutto anche per la religione, la teologia.

Sempre centrale è la domanda: “chi è l'uomo avvolto nella Sindone”?

Padre Berbenni: Noi da sempre siamo propensi a ritenerlo il Cristo del Vangelo.

Fonte: Zenit, 5.2.2008

Sindone, datazione da rivedere




Uno degli scienziati coinvolti negli esperimenti per determinare, sulla base del test al radiocarbonio, la datazione della Sindone, il telo conservato a Torino che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro, rimette in discussione il clamoroso risultato del 1988. Quello dal quale risulterebbe che la Sindone è un manufatto dell’epoca medioevale. Il suo nome è Christopher Bronk Ramsey. Le sue parole sono state un po’ enfatizzate (non ha mai detto, in realtà, di ritenere falso il risultato dell’esame al radiocarbonio): quello che è certo è che Ramsey, oggi direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, ha sostenuto in una intervista alla BBC – sarà trasmessa il Sabato Santo – che i risultati delle rilevazioni del 1988 potrebbero essere messi in discussione dall’evoluzione tecnologica che ha reso nel frattempo più raffinata l’osservazione del carbonio 14. Vale la pena di ricordare, en passant, qualche errore commesso proprio dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, i tre che hanno esaminato il campione di tessuto sindonico. Oxford ha datato alcuni dipinti su pietra sudafricani come risalenti a 1200 anni fa, mentre erano stati eseguiti appena undici anni prima del test. Il laboratorio di Tucson ha datato al 2006 d.C. un corno di mucca di epoca vichinga, cioè risalente a un periodo compreso tra il VII e il X secolo. Mentre il direttore del laboratorio di Zurigo ha ottenuto interessanti risultati con una tovaglia di lino di sua suocera: il tessuto, non più vecchio di mezzo secolo era risultato avere, secondo la datazione al carbonio, 350 anni. Trattandosi, nel caso della Sindone, di un telo antico che ha viaggiato, è stato esposto alla venerazione dei fedeli e al fumo della candele, ha subito un incendio e gli è colato attraverso dell’argento fuso, è ben possibile che qualcuno di questi elementi (o tutti insieme) abbiano contribuito a falsare il risultato. Da sempre contestato, quella datazione medioevale contrasta con una serie di altre evidenze – dalla presenza di pollini provenienti dalla Palestina alla fattura del telo fino all’inspiegabilità del modo in cui la misteriosa immagine è rimasta impressa – che fanno invece propendere per una datazione molto più antica, risalente al I secolo. La fede cristiana non dipende certo dall’autenticità della Sindone. Ma i dubbi di Ramsey fanno capire l’utilità di ulteriori esami. Un sito utile da visitare è quello del Collegamento pro Sindone.

Fonte: Blog Sacri Palazzi di Andrea Tornielli

Sindone Ramsey infuriato con La Stampa

Per dovere di cronaca riportiamo la controparte critica del CICAP e di alcuni suoi affiliati che si dicono discordi sulle ultime valutazioni effettuate. Pur non trovandoci in linea con questi Signori riteniamo comunque necessario concedere spazio alla Loro visione.

B.E.
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La Stampa di sabato 26 gennaio annunciava la rivelazione shock di Christopher Bronk Ramsey, direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford: i risultati della datazione al Carbonio 14 sono probabilmente sbagliati; ci sono stati problemi nel corso dell'esame effettuato nel 1988. (vedi l'articolo qui)

Ma il quotidiano torinese non riporta le parole precise di Ramsey: ad anticipare i contenuti di un'intervista al direttore inglese è infatti monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino.

I sindonologi reagiscono con entusiarmo. Emanuela Marinelli, intervistata al TG5, conferma che i dubbi ci sono sempre stati. Domenica 27 gennaio Pierluigi Baima Bollone rilascia una lunga intervista con lo stesso tono trionfalistico. Ma nessuno pensa di contattare Christopher Bronk Ramsey per una conferma o una smentita.

Nessuno, tranne Antonio Lombatti. In mezza giornata riceve una risposta infuriata da parte di Ramsey: "Considero quell'articolo (de La Stampa) molto irresponsabile, e intendo richiedere la sua rimozione dal sito web e la pubblicazione di una smentita. Quanto affermato non rappresenta minimamente quanto io penso e nonostante ciò il mio nome viene utilizzato a garanzia delle affermazioni riportate - cosa che il giornalista avrebbe dovuto verificare prima di pubblicare il pezzo. ... Considero altamente improbabile che la radiodatazione eseguita nel 1988 sia in qualche modo scorretta". Qui la smentita sul blog di Antonio Lombatti

Sindone, il giallo si riapre


"Potrebbe essere più antica"

Monsignor Ghiberti: "Non c'è da stupirsi: è la conferma che la scienza è relativa".
Scoop della tv inglese Bbc: sarà eseguito un nuovo test al carbonio 14 a Oxford
Spiega l'autore del film David Rolfe: "I dubbi nascono dalla conservazione del lino"


dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA - Bastano poche parole per riaprire il giallo più intrigante della storia umana: "Sono convinto di avere forti prove che la Sindone risale a molto prima di quanto stabilito dalle ultime analisi". David Rolfe le pronuncia nel suo ufficio di Beaconsfield, sobborgo di Londra, tra monitor, lettori digitali, pile di Dvd, dove sta completando il montaggio di "La Sindone di Torino - le prove materiali", il documentario a cui lavora da anni, che la Bbc manderà in onda la sera del Sabato Santo.

È il secondo film che il pluripremiato regista britannico dedica all'argomento: il primo, "Testimone silenzioso", apparso nel 1978 e all'epoca trasmesso anche in Italia, cominciò a fare luce sui misteri del sudario che, ipotizza Rolfe, potrebbe equivalere alla "Polaroid della resurrezione". La nuova opera è ancora più ambiziosa, perché affronta il tema che ha messo in crisi il "partito dei credenti", cioè coloro che non dubitano che la Sindone sia il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù dopo la crocefissione sul Golgota.

Il tema è il test al carbonio 14, un esame eseguito nel 1988 da laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, per decifrare la datazione della Sindone: diede come risultato un intervallo di tempo tra il 1295 e il 1360, e molti lo ritennero la dimostrazione definitiva dell'inautenticità del controverso tessuto di lino, che veniva fatto risalire al Medio Evo, perciò ben più tardi dell'era di Cristo. Ebbene, il nuovo documentario di Rolfe sfida questa tesi, al punto da avere convinto Christopher Bronk Ramsey, direttore dell'Oxford RadioCarbon Accelerator e successore dello scienziato che condusse il test al carbonio vent'anni fa, a ripetere l'esperimento.

Non appena si è sparsa voce che l'esame al carbonio 14 verrà ripetuto, l'eccitazione della congrega di esperti di tutto il mondo che ruotano attorno alla Sindone è diventata incontenibile.

Il direttore del laboratorio di Oxford ha ammesso che il risultato del 1988 potrebbe essere sbagliato", si è lasciato scappar detto monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione Diocesana per la Sindone di Torino, in pratica il custode della Sindone per conto del Vaticano. "Non c'è da stupirsi", ha aggiunto l'alto prelato, "è la conferma che la scienza è relativa, e che successivi studi possono modificare quanto affermato in un primo tempo". A Oxford, il professor Ramsey è andato su tutte le furie: il test non è stato ancora completato e lui non ha mai dichiarato che l'esame del 1988 diede un responso "sbagliato".

Ma la suscettibilità tra religione e scienza, in materia di Sindone, è reciproca, e comprensibile, specie in uno studioso come Ramsey, che nel 1988 era poco più che ragazzo ma assistette al primo test al carbonio 14, divenne allievo e successore dello scienziato che lo effettuò, e ora, come nella teoria dell'eterno ritorno, si occupa di nuovo del rebus che lo ossessiona da una vita. Ramsey non parla con i giornalisti; ma l'autore del documentario accetta, insieme al suo assistente, Alessandro Pavone, un giovane filmografo italiano che lavora a Londra e che ha trattato con monsignor Ghiberti per filmare la Sindone.

"Il risultato del test di Oxford non glielo posso anticipare, perché ancora non lo so nemmeno io", spiega Rolfe, "e neanche Ramsey, essendo l'esame in corso. Lo saprete la sera del Sabato di Pasqua, quando la Bbc trasmetterà il documentario. Quel che posso dire, e che mi pare notevole, è che Ramsey ha ritenuto necessario ripetere il test del 1988".

A convincerlo è stato il progresso scientifico. Nel corso di studi in ambito meteorologico, racconta il documentarista, sono emersi nuovi elementi sul comportamento del carbonio 14, che le ricerche di Rolfe per il film hanno in seguito indicato come una chiave per riaprire l'indagine. "Non affermo che nel 1988 ci sia stato un errore", precisa Rolfe, "ma esistono dubbi sugli effetti della conservazione del lino in determinate condizioni".

È un linguaggio oscuro, ma non per chi conosce la romanzesca storia della Sindone. Quella documentata inizia nel 1353, a Lirey, in Francia, quando il cavaliere Goffredo di Charny dichiara di essere in possesso del lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù.

Cent'anni dopo una sua discendente di nome Margherita vende la sacra reliquia ai duchi di Savoia, che la conservano a Chambery, dove nel 1532 sopravvive a un incendio, e poi dal 1578 a Torino, dove hanno trasferito la propria capitale e dove da allora è rimasta, anche dopo che Umberto II, ultimo re d'Italia, morendo l'ha lasciata in eredità al papa.

Poi c'è la storia non documentata, secondo cui la Sindone sarebbe stata occultata dagli apostoli, conservata dalla primitiva comunità cristiana, portata nel 544 a Edessa, in Mesopotamia (l'odierna Turchia), di lì trasferita nel 944, quando i musulmani occupano Edessa, a Costantinopoli, che nel 1204 viene saccheggiata dai crociati, uno dei quali l'avrebbe trafugata in Francia, dove un secolo e mezzo dopo finisce in mano a Goffredo. Infine, c'è la leggenda: la Sindone, il Mandylion (altra misteriosa reliquia cristiana) e il Santo Graal sarebbero in realtà la stessa cosa. Insomma, un romanzo, al cui confronto il "Codice da Vinci" è una favoletta per bambini.

"Nel Medio Evo le reliquie cristiane avevano immenso valore, per cui la tentazione di falsificarle a scopo di lucro era grande", osserva Rolfe. "Ma finora nessuno è riuscito a capire come sarebbe stato possibile falsificare la Sindone. Delle due, l'una: o è autentica, o è opera di un genio, di un Leonardo da Vinci, tant'è che qualcuno è convinto che sia stato l'autore della Gioconda a fabbricarla, sebbene le date non coincidano".

Il nuovo test al carbonio 14 potrebbe dunque dirimere o perlomeno riaccendere la questione, retrodatando il lenzuolo all'epoca di Cristo. Ed è possibile che il documentario nasconda un'altra sorpresa: "Quando la Sindone è stata fotografata per la prima volta, svelò l'immagine negativa, molto più netta di quella sul lenzuolo", conclude Rolfe. "Quando è stata scannerizzata per la prima volta, ha rivelato un'immagine tridimensionale. Noi l'abbiamo filmata per la prima volta in alta definizione". E cosa si vede? "Sto andando a montare le immagini. Lo scoprirete il Sabato Santo". Amen.

Fonte: Repubblica, 31.1.2008

Esami al C14 sulla Sindone errati

"Esami forse sbagliati"
Sindone, giallo senza età

Il lenzuolo di lino riapre il suo mistero: nuovi esami dimostrerebbero che risale a un'epoca medievale

VITTORIO SABADIN



TORINO

Christopher Bronk Ramsey, direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, era poco più di un ragazzino quando gli scienziati del laboratorio nel quale già lavorava cercarono di datare il tessuto della Sindone. Il risultato dell’esame, effettuato nel 1988 con il metodo del carbonio 14, oltre che a Oxford, anche a Tucson e a Zurigo, stabilì che il lenzuolo custodito nel Duomo di Torino non poteva essere quello che aveva avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione. Il decadimento delle particelle dell’isotopo radioattivo nel tessuto di lino indicava infatti una data tra il 1260 e il 1390, in pieno Medioevo.

Ma quell’esame forse era sbagliato. Il dottor Ramsey, il quale passa il suo tempo a datare ossa di dinosauro e uomini di Neanderthal, ha dichiarato in un’intervista alla Bbc, che verrà trasmessa alla vigilia di Pasqua, che i risultati delle rilevazioni dell’88 potrebbero essere messi in discussione dall’evoluzione tecnologica che ha reso nel frattempo più raffinata l’osservazione del carbonio 14. Ad anticipare i contenuti dell’intervista è stato monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino, intervenuto a Novara a un convegno dell’associazione culturale «La nuova Regaldi».

Monsignor Ghiberti, che non ha mai avuto bisogno del conforto di esami scientifici per restare impressionato dalla corrispondenza tra il racconto letterario dei Vangeli e l’immagine impressa nel lenzuolo, ha spiegato che il ripensamento del dottor Ramsey è dovuto probabilmente alle stesse ragioni che all’epoca erano state addotte per contestare la datazione medioevale: la Sindone non è arrivata agli scienziati del Novecento in un contenitore sigillato. È stata esposta all'aria, custodita in condizioni che non conosciamo, maneggiata e parzialmente bruciata nell’incendio del 1532 della cattedrale di Chambéry, trasportata dalla Palestina in Francia. Un lungo e tormentato viaggio nei paesi e nei secoli, che può avere contaminato il lenzuolo rendendo l’esame del C14 approssimativo. Lo stesso chimico statunitense Willard Frank Libby, che aveva ideato il metodo e vinto il premio Nobel per questo, aveva sconsigliato di applicarlo alla Sindone. Ramsey avrebbe scoperto che la datazione di una particolare materia organica presente sul lenzuolo varia proprio a seconda delle condizioni in cui è stata custodita, cosa che nell’esame del 1988 era ignota agli scienziati.

La Sindone di Torino riapre dunque il suo mistero, che ci accompagna da secoli e sembra non trovare mai una soluzione. Quando il criminologo svizzero Max Frei Sulzer scoprì che sul tessuto di lino sono presenti spore e pollini caratteristici della Palestina venne duramente contestato e accusato di avere manipolato i risultati. «Frei - dice monsignor Ghiberti - era stato straordinariamente preciso. Le spore che aveva individuato erano caratteristiche di una zona che andava da Gerusalemme a una zona limitrofa nel deserto arabico». Se si trattava di un falso medioevale, come l’esame dell’88 aveva affermato, era stato sicuramente molto ben congegnato: il lino è filato e tessuto a mano a spina di pesce e con torcitura in senso orario, una tecnica usata in Medio Oriente ai tempi di Gesù. Sul lenzuolo sono state inoltre trovate fibre di cotone (che all’epoca era coltivato in Egitto e Palestina, ma non in Europa) e nessuna fibra di lana, in osservanza della legge mosaica che nel Deuteronomio (22,11) prescrive di tenere separata la lana dal lino.

«Questi sono indizi importanti - afferma monsignor Ghiberti - ma la verità è che nessuno scienziato è riuscito finora a spiegare come sia stato possibile imprimere l’immagine sul lenzuolo. Qualunque ricercatore coscienzioso è costretto ad ammettere che questo è ancora un mistero irrisolto». Ma non è il solo: l’incredibile corrispondenza dei tratti con quella di un corpo crocifisso lascia ancora attoniti tutti gli osservatori, come avvenne nel 1898 quando un fotografo notò per la prima volta che l’immagine impressa in negativo era molto più riconoscibile di quella in positivo. L’uomo della Sindone è un maschio di circa 30 anni, con tratti mediorientali, muscoloso e più alto della media dell’epoca, abituato a lavori manuali. Le tracce di sangue raccontano il suo martirio, l’assenza dei pollici delle mani, ripiegati all’interno, confermano la lesione del nervo mediano, provocata dai chiodi infissi nei polsi.

«Questa visione di sofferenza - afferma monsignor Ghiberti - ci lascia attoniti per due caratteristiche toccanti, che non sono presenti in altri racconti di crocifissioni: la corona di spine e il colpo di lancia inferto a un cadavere, come dimostrato dagli esami del professor Baima Bollone. È l’osservazione di questi particolari confrontata con il racconto del Vangelo di Giovanni ad avermi convinto che ci sono altissime probabilità che nella Sindone si veda proprio il corpo di Cristo».

Fonte: La Stampa, 26.1.2008

Il Vaticano contro eBay: "Commercio blasfemo" di reliquie


Mille e seicento euro per il reliquiario di San Vincenzo de’ Paoli, 30 euro per una ciocca di capelli di Santa Teresa di Gesù Bambino, frammenti ossei di sei santi in «offerta speciale» a 430 euro, un brandello della tunica di Santa Rita da Cascia o di San Francesco d’Assisi con base d’asta 27 euro. Allarme in Vaticano per la vendita come amuleti e talismani su eBay (il sito del commercio via web) di resti umani, ossa e sacre reliquie, in violazione del codice penale e di quello del diritto canonico.

L’Osservatorio di Telefono Antiplagio ha denunciato alla Santa Sede la compravendite telematica di reliquie «ex ossibus» (cioè provenienti dalle ossa) di santi e beati convalidate da antiche pergamene e ora il Vaticano, attraverso il prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, interviene per stigmatizzare il «business sacrilego». Il cardinale José Saraiva Martins richiama il canone 1190 del diritto canonico che vieta la vendita delle reliquie «insigni» e di quelle onorate da grande pietà popolare.

Tessuti umani, resti di organi e ossa, un giro d’affari che, quando non ha a che fare con il raggiro, nasce spesso dal saccheggio di tombe e siti archeologici o alimenta forme di satanismo, documenta il Telefono Antiplagio. «E’assolutamente illecito vendere reliquie - deplora il ministro vaticano delle Cause dei santi -. Gli oggetti per essere autentici devono avere la conferma dell’autorità ecclesiastica. Senza l’attestazione scritta, una reliquia è falsa, come ritengo che siano in larga parte quelle in vendita su Internet». Spetta al postulatore della causa, attestare l’autenticità della reliquia di un santo o di un beato. «Nel caso di Padre Pio, per esempio - spiega il cardinale - la competenza è dei Cappuccini. All’asta su Internet sono segnalate molte parti delle ossa di santi o beati, c’è il rischio che siano state trafugate». Ad allarmare la Santa Sede è soprattutto la loro destinazione. «Prima bisogna accertare se sono autentiche, poi vigilare sull’utilizzo. Le sacre reliquie sono una cosa molto seria e importante - avverte Saraiva Martins -. Il pericolo è che, se usate male, favoriscano la superstizione o sette sataniche le acquistino per farne scempio, distruggerle, ribaltarne il significato in cerimonie blasfeme».

I vertici di eBay assicurano di essere a conoscenza del problema e di aver allestito una «task force» di esperti per bloccare questo commercio. Intanto basta un click per farsi inviare il «kit» Sant’Ignazio, San Francesco o Santa Rita. Nel Medioevo c’era la caccia alle reliquie, sono state fatte anche guerre. Le Repubbliche marinare andavano in giro per il Mediterraneo, combattevano, trafficavano e portavano a casa le reliquie come bottino. Basta pensare, a San Bartolomeo, San Matteo, a Venezia che sottrasse Santa Lucia alla città di Siracusa. Quanto più la reliquia ha attinenza diretta con la persona venerata, tanto più è oggetto di culto: un osso di un santo è reliquia in grado diverso rispetto a un suo vestito. Si venera il santo e la persona in via di beatificazione e canonizzazione». E, dunque, tutto ciò che ha attinenza con lui. A Roma, per esempio, molte chiede conservano oggetti di santi popolari come san Corrado, cioè parti dei loro corpi, calici, pianete, paramenti liturgici con cui hanno detto messa. «Nel sito italiano http://www.ebay.it compare una lista di inserzioni che hanno per oggetto articoli e rimanenze di imprecisata natura, appartenenti a santi e beati, senza ulteriori informazioni», attacca il coordinatore nazionale del Telefono antiplagio, Giovanni Panunzio, che oltre alle reliquie «ex ossibus» cita decine di reliquie «ex indumentis», ovvero pezzi di vestiti, parti di abiti indossati da un santo o da un beato. Un web-reliquiario che consente a chiunque, in ogni angolo del pianeta, di entrare in possesso di un frammento dei resti mortali o di un paramento sacro di un santo per richiedere una grazia o farne qualsiasi altro uso.


Fonte -
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... zione=News, 11/2/2008 - RELIQUIE ALL'ASTA - di GIACOMO GALEAZZI